La famiglia Cavalli, di origine Bavarese, è arrivata in Italia, prima a Milano, poi a Verona ed infine a Venezia, dove Marino Cavalli (1500-1573), forse il più famoso e conosciuto della famiglia, ricoprì mandati istituzionali e numerosi e importanti incarichi di ambasciatore per la Serenissima. Personaggio di spicco della nobiltà veneziana, acquistò il suo palazzo di rappresentanza sul Canal Grande, ora Palazzo Franchetti. Quando Marino fu nominato Riformatore dello Studio (dal 1560 al 1562) e in seguito Podestà di Padova (nel1562 e 1563), probabilmente sentì il bisogno di avere un palazzo di rappresentanza anche in quella città. A tal fine acquistò dei terreni con delle casette in “borgo delle Balotte” ossia dove ora sorge Palazzo Cavalli alle porte Contarine. A causa dei suoi numerosi incarichi di ambasciatore Marino era spesso lontano dalla sua famiglia, e per assicurarsi una rendita stabile e sicura acquistò numerose proprietà terriere, anche a Bresseo.

Alla sua morte, avvenuta nel 1573, però nel suo testamento non v’è traccia di Ville in queste terre. Gli succedette il figlio primogenito Sigismondo (1530-1579), senza eredi, e per questo alla sua morte tutti i beni passarono al nipote Marino Cavalli (1561-1611). Marino viveva nel Palazzo di Venezia e sappiamo per certo che lì viveva anche il fratello Ferigo (1567 -1618), il quale nel frattempo aveva accumulato altre proprietà terriere a Bresseo tanto che nel 1617 risulta proprietario di 70 campi e di “case teze e cortivi così da lavoratori come da patron…”. Nel 1609 scoppiò un incendio nel Palazzo veneziano dal quale nacquero delle diatribe che portarono all’allontanamento di Ferigo. Visto però che alla sua morte nel 1618 veniva riportato che “…morì in villa…” si può ragionevolmente supporre che la villa menzionata fosse proprio quella di Bresseo. Al di là delle ragionevoli supposizioni, per avere la certezza documentaria che la Villa di Bresseo fosse stata costruita,

bisogna arrivare sino al 1635. Alla morte di Ferigo il suo primogenito Zuanne (1613-1682) aveva solo pochi anni. Le proprietà andarono quindi al cugino, anch’egli Zuanne, figlio di suo fratello Giacomo. Alla morte del cugino nel 1635 troviamo nella dichiarazione di decima della vedova la citazione di una Villa a Bresseo denominata come “casa dominicale con 7 campi”, gli stessi 7 campi che circondano tutt’ora la dimora. Per fidecommesso poi i beni tornarono a Zuanne (1613-1682), il primogenito di Ferigo, che ritroveremo a Padova, residente nel palazzo di famiglia. Nell’anno 1665-1666 fu anche Podestà e Capitano, e fu lui che commissionò la ristrutturazione del Palazzo di Padova e il ricco ciclo di affreschi del piano terra a Michele Primon (1680 c.a.).

Per quanto riguarda l’elegante scala della villa di Bresseo invece è evidente l’analogia con la scala del Chiostro botanico della vicina abbazia di Praglia, e come entrambe derivino dal modello della scala realizzata nel Monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia da Baldassarre Longhena nel 1643 che costituisce un unicum nel Veneto. A Praglia operò lo scalpellino Benedetto Cannella dal 1710 al 1712, e la rispondenza tra i due scaloni evidenzia come, anche se non si dovesse trattare delle stesse maestranze, ci fu un sincero scambio di idee che portò ad adottare soluzioni più nuove ed attuali. Per quanto riguarda l’oratorio posto in capo all’ala della barchessa di sinistra, nella maggior parte degli studi finora prodotti si indica la costruzione negli anni attorno al 1740. In realtà esiste un inventario redatto nel maggio del 1720 che elenca i vari oggetti presenti nella Villa e nella “Chieza” come candelieri, crocefissi, tovaglie, pianete e messali. Non vi è dubbio alcuno sul fatto che esistesse un primo oratorio prima del 1720 costruito però sicuramente dopo il 1712, data in cui Antonio (padre di Giacomo e Marin Antonio), richiede il permesso per poterlo erigere.

Gli interventi del Settecento non si limitarono alla costruzione dell’oratorio, della barchessa di destra e alla costruzione della scala in posizione opposta alla precedente: una terza fase si verificò sul finire del secolo, quando Leonardo Cavalli, ultimo erede maschio del casato, decise di equilibrare la struttura commissionando l’erezione dell’ala a est comprendente l’aranciera e il casino di caccia. G.Rodella, Orologio di Villa Cavalli, ante 10 dicembre 1784 La figura di Leonardo Cavalli, grande erudito e promotore delle arti (fu tra i soci che concorsero alla costruzione del Teatro La Fenice ove possedeva un palco di primo ordine), risulta d’aiuto per circoscrivere maggiormente la costruzione dell’ala est agli anni 1780-1784.

Egli fu infatti il committente del noto orologio, oggi non più attivo, posto all’estremità del primo e unico piano dell’ala, costruito da Giambattista Rodella (1749-1834), custode e meccanico della Specola di Padova, che lo descrisse in una lettera inviata all’abate Alberto Pieropan il giorno 10 dicembre 1784. Il ramo dei Cavalli si estinse e fu così che nel XVIII secolo la Villa passò per eredità ai Giustinian, poi ai banchieri Forti e quindi alla famiglia Lugli agli inizi dell’800. Dal 1980 la proprietà è della famiglia Malandrin.

Curiosità:

Nella Villa Cavalli a Bresseo sono state girate scene di due film: “Un tranquillo posto di campagna” del 1968, diretto da Elio Petri con Franco Nero e Vanessa Redgrave; “Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave” del 1972, diretto da Sergio Martino con Edvige Fenech.